Friday, March 09, 2007

03/01/2007 ODISSEA A SAN VITO.

Come la serie tv “Lost”, ed il film “Alive” anche a me non poteva mancare la disavventura di inizio anno! Tutto era nato come un semplice giro in macchina, io ed il mio compagno di avventura milanese questa volta ci siamo spinti, forse, un po’ oltre le nostre potenzialità!

- “Flavio (questo è il nome che darò al mio amico) senti, arrivo al villaggio e poi mi giro, sai le condizioni stradali non sono delle migliori!”



– “Ma no dai la strada è buona andiamo su e poi scendiamo verso Celle (piccolissimo paese in provincia di Foggia)”.

Piochè sono una persona poco influenzabile ho acconsentito e così ho cominciato a percorrere la salita di quella che da lì a poco ci avrebbe portato a vivere una piccola tragedia.
Il tempo era molto bello il sole faceva risplendere la neve di un bianco candido, il paesaggio era surreale per due animali di città come noi.



Tra una sigaretta, una chiacchierata e molti pettegolezzi, ci siamo trovati a percorrere una discesa innevata, accarezzo il freno ma mi accorgo con stupore, e con un pizzico di panico, che la macchina non rispondeva ai miei comandi! Fortunatamente, con goccie di sudore che scendevano dalla mia fronte, riesco a fermare la macchina.



Flavio si offre di guidare (e aggiungo meno male!), riusciamo così a fare inversione di marcia, ma quando ci siamo accorti che la macchina pattinava come il miglior pattinatore sul ghiaccio russo, il mio panico interno cominciò ad aumentare in maniera esponenziale!
Flavio mi rassicura, raccontandomi episodi abbastanza analoghi, capitatogli sulle strade lombarde, e di come ne saremmo usciti “alla grande”.
A questo punto, di comune accordo, decido di scendere e spingere la macchina al fine di agevolare la risalita.
Esco e mi posiziono dietro la macchina, mi metto in posizione e imprecando mi maledico per essermi messo le scarpe da tennis con la suola liscia!
Adesso il pattinatore russo sembravo io!



Dopo vari tentativi, diversi metri percorsi e molta neve in faccia decidiamo di fermarci e di chiamare il “foggiano”.
Nel pieno del suo riposo, non del tutto meritato, il “foggiano” viene svegliato dalla voce appanicata della moglie di Flavio, che di soprassalto spalanca gli occhi e si alza dal letto tutto sudato.
All’imbrunire, cioè dopo circa un ora dalla nostra sosta forzata, comincia un via-vai di telefonate, condizionate dalla ricezione dei vari cellulari, per l’organizzazione dei “soccorsi”.
Ma poiché in questa mini vacanza pugliese non ci siamo fatti mancare proprio nulla ecco che comincia una mini bufera di neve!
Freddo all’ennesima potenza e con visibilità pari a zero in quel momento mi sono sentito come Luke Skywalker ne “L’impero Colpisce Ancora”, quando ad inizio film vaga per il pianeta ghiacciato Hoth nel pieno di una tempesta di neve!



Dopo qualche risata isterica, per stemperare la tensione, ecco che arriva una chiamata: “Prondo Sig. D’Aniello?” anche se per l’ennesima volta il mio cognome era stato pronunciato male, mai telefonata fu più gradita. Era la forestale che ci stava contattando….
Dopo la 400esima sigaretta e dopo la 300esima pipì di Flavio ecco che spuntano dal buio due luci…. Era il “foggiano” con una piccola Panda 4x4!
Dopo l’ennesimo tentativo di spingere la macchina su per la salita e dopo l'ennesima delusione, facciamo scendere dal posto di guida il “foggiano”.
Il mio livello di panico tocca il massimo storico quando mi accorgo che la macchina, oltrettutto di mio padre, comincia ad andare piano piano giù per la discesa senza nessuno al posto di guida!
Come i migliori centro metristi io e Flavio scattiamo e saltiamo in macchina e la blocchiamo prima che potesse accadere l’irreparabile!
Successivamente spuntano altri 2 anzi 4 fari e questa volta era il trattore inviato dalla forestale; sul mio volto e sul volto di Flavio era dipinto il ritratto della felicità!
Il “foggiano”, in compagnia della mia ragazza e della moglie di Flavio si avviano ad una lenta, ma inesorabile discesa verso il paese, noi invece felicissimi della presenza dei soccorritori, ci siamo messi in macchina al caldo e ci siamo fatti trainare sulla “terra ferma”.
L’odissea era quasi giunto al termine, tranne quando i forestali ci comunicano che mancava ancora una fase per concludere l’iter; compilare il verbale del soccorso, poca cosa in confronto a tutto quello che avevamo passato.
In conclusione, dopo l’abbraccio forte, con molto significato, da parte della moglie del “foggiano”, riporto la frase di uso comune detta dalla guardia forestale: “ tutto bene quel che finisce bene”.

E se lo dice lui....

1 comment:

Tajo said...

Come non definirla.. Un Avventura fuori dal Comune!!!

penso che la lezione abbia dato i sui frutti!!:) :)

un saluto ai componenti della novella!! ;)